Le origini del gioco del lotto sono molto antiche e non attribuibili ad un determinato personaggio o preciso momento storico. Diciamo che il lotto rappresenta la naturale evoluzione di diversi giochi del passato con estrazione a sorte.
Ancora prima di Cristo, presso gli antichi Egizi, ma anche nell’Antica Roma, si usava estrarre numeri a sorte tra quelli precedentemente distribuiti ai partecipanti.
In tempi più recenti, intorno al 1500, ad Amsterdam, alcuni avventori istituirono il “Lotto d’Olanda” per spartirsi alcuni terreni di difficile divisione, mentre a Firenze nasceva il primo “Banco del Lotto” e a Milano, le prime forme di scommessa.
Qualche decennio dopo, nella Venezia del 1600, veniva istituito il “Lotto del ponte di Rialto”, una vera lotteria con un montepremi molto ricco per l’epoca, che metteva in palio addirittura degli immobili.
Ben presto, a causa del successo ottenuto da queste arcaiche lotterie, i governi e la chiesa cominciarono ad opporsi, vietando il gioco in tutte le sue forme per motivi di ordine morale. Questo non fece altro che incrementare gli affari della malavita, che si occupava quindi dei giochi ormai divenuti clandestini a pieno titolo.
Questa spiacevole situazione spinse di nuovo i governi a cercare di legalizzare il gioco destinando i ricavati a scopi umanitari. I bandi di questi concorsi all’epoca, specificavano anche i fini per i quali si sarebbero raccolte le puntate.
La formula del Lotto moderno, sembra derivi dal “Giuoco del Seminario”, praticato a Genova nel XVI secolo. In quel caso si scommetteva sui cittadini destinati a cariche pubbliche, scrivendo i nomi sui quali si voleva puntare. Col passare del tempo, i nomi si trasformarono in numeri, e furono definite premiabili anche le uscite di “ambi” e “terni”.
Un’altra tappa importante nella crescita del gioco in Italia, fu il cosiddetto “Lotto della Zitella”, diffuso nel Belpaese ed in tutta Europa nel XVII secolo. I numeri venivano associati a ragazze povere, che in caso di sorteggio favorevole, avrebbero ottenuto una sostanziosa dote.
E’ in quegli anni che nascono i “concessionari” dei diritti di gioco: pagando una licenza ai Ministeri di allora, avrebbero potuto organizzare e gestire il gioco del Lotto. Il giro di denaro del gioco d’azzardo incrementava in maniera esponenziale, tanto da spingere i concessionari a stabilire un “montepremi” ripartito tra i vincitori. Questo per non rischiare di dover pagare più vincite di ciò che entrava raccogliendo le scommesse.
Nel caso nessun nome venisse indovinato, le puntate venivano restituite, mentre i premi che non erano stati distribuiti, andavano ad incrementare il montepremi del concorso successivo. In quegli anni la diffusione del gioco del Lotto fu davvero molto vasta, e comprensibilmente, si muovevano ingenti somme di denaro.
Dopo l’Unità d’Italia del 1861, le regole del gioco subirono ulteriori modifiche: il terno fu ridotto a 5.000 volte la posta, mentre la quaterna a 60.000 volte la posta. Due anni dopo, il Lotto faceva parte delle entrate statali e nel 1864 si istituirono 6 ruote e come unici premi: ambo semplice, terno e quaterna.
Il 1871 segna un’altra importante data per la storia del Lotto, in quell’anno infatti furono scelte 8 città italiane che funzionavano da “ruote”. Vent’anni dopo, nel 1891, i premi vennero di nuovo modificati, portando il numero singolo estratto a 11,236 volte la posta, l’ambo a 250 volte la posta, ed il terno a 4.250 volte. Nel 1933 fu introdotta come premio anche la cinquina.